Numerose ricerche hanno evidenziato come entro il 2050 è molto probabile che nel nostro Paese più di una persona su tre abbia più di 65 anni. Questa previsione, dobbiamo ammetterlo, non appare azzardata guardando i dati recenti sul tasso di natalità italiano e, al netto delle notevoli conseguenze che avrà sul sistema socio sanitario (cui già oggi dovrebbe pensare la classe politica se fosse avveduta…), ritengo che dovrebbe essere elemento di riflessione anche per il Retail.
Mi sembra invece che gran parte dell’attenzione sia dedicata alle nuove generazioni- GenZ in testa- e solo pensando a quelle si sviluppino le strategie per gli anni a venire.
Non v’è dubbio che la digitalizzazione sia una fenomeno cui, volenti o nolenti anche le generazioni più senior devono- e sempre più dovranno- fare i conti (basti pensare allo spid come strumento per poter accedere ad alcuni servizi erogati dalla pubblica amministrazione) ma una cosa è ritenere il futuro già scritto, altra cosa è… scrivere il futuro per renderlo inclusivo per tutti i propri clienti.
La digitalizzazione può, anzi deve, essere un’opportunità anche per conseguire i necessari obiettivi di sostenibilità ma nel fare questo si dovrebbe pensare a tutti i propri clienti, accompagnandoli in una maturazione digitale, ma ricordandosi anche che i bisogni e- perché no?- i timori di un boomer sono diversi da quelli di un ragazzo nato nel 1999: entrambi dovrebbero essere considerati nel pensare ai propri prodotti e servizi.
Altrimenti il rischio di un generation divide è a mio avviso forte; sarebbe invece opportuno che il Retail ritrovasse la sua vocazione inclusiva, mettendo per un attimo nel cassetto il suo innato (e talvolta irrazionale) amore per le “tendenze” del momento.
@danielecazzani
