DAL N.333 DI MARKUP
Comodamente incatenati in lussuose C-suite osservano numeri, grafici, reports con maniacale attenzione, parlando tra di loro un linguaggio da iniziati. Fatturati, margini, scontrino medio, tasso di conversione, produttività per addetto, cross selling, rotazione, percentuale di out of stock… Sono decine, forse centinaia, i numeri che affollano presentazioni infinite…
La porta della sala è ovviamente chiusa: devono decidere; non vogliono e non possono essere disturbati.
A un certo punto quei manager smettono di domandarsi da dove provengano i numeri di cui si nutrono perché quei numeri sono l’unica cosa che vedono. Quella è la loro realtà.
Se però un giorno qualcuno ne liberasse uno da quelle dorate catene e lo invitasse all’esterno della caverna di dati in cui vivono, potrebbe capire che quei numeri non sono che la sfocata proiezione (l’ombra) di gesti, di scelte prodotte all’esterno da altre persone: i loro clienti.
Inizialmente gli sarebbe difficile vedere nitidamente quelle persone e correlarle ai numeri che da anni osserva sulla parete della C-suite. Sotto la luce di un sole splendente potrebbe però osservare più nel dettaglio quelle persone e le loro scelte e capire cosa realmente le muove; quali siano le loro preferenze e la loro soddisfazione (o meno).
In una parola, finalmente, sarebbe in grado di vedere quei numeri i modo più nitido e riconoscere le persone che ne sono l’origine.
Forte di questa nuova consapevolezza potrebbe tornare nella C-suite per raccontare agli altri quello che ha scoperto. Sperando che qualcuno gli apra e creda al suo racconto, senza provare a ucciderlo credendolo pazzo o in malafede.
Fuor di metafora, dare nuova luce ai numeri del business è un compito del CRM, ma per farlo è necessario uscire dalla caverna.
