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RETAIL & STORIES POWERED BY DANIELE CAZZANI

AMMUINA MARKETING

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Facite ammuina!”: si dice che quest’ordine circolasse sulle navi della Marina borbonica dell’Ottocento. In pratica, in assenza di ordini precisi, marinai e ufficiali dovevano muoversi freneticamente, salire e scendere dalle scalette, agitarsi tra i ponti, simulando efficienza e attività davanti all’ammiraglio di passaggio. Di fatto, una grande scena di confusione organizzata, priva di reale scopo.

Vera o falsa che sia questa ricostruzione storica venivamo all’oggi e al marketing nel retail, dove l’ammuina sembra tornata in auge. Solo che non si chiama più così: si nasconde dietro buzzword, progetti omnicanale, reel virali, content creator, CRM ipersegmentati…

Il punto non è più cosa funziona, ma cosa “fa rumore”. Si agisce troppo spesso senza misurare, si investe senza validare, si comunica senza obiettivi chiari. Il marketing sembra diventato un esercizio estetico, più attento a farsi notare che a incidere: “essere notiziabili” è nuova parola d’ordine. KPI e ROI esistono, certo, ma restano spesso sulla carta, mentre il budget si brucia in iniziative che sembrano strategiche solo perché… se ne parla.

Eppure, fare marketing non è “fare cose per fare qualcosa”. È scegliere, pianificare, misurare, correggere. Richiede visione, cultura, metodo e metriche, non coreografie confusive.

L’ammuina crea movimento, ma non direzione. Fa scena, ma non risultati.

Un esempio tra i tanti (tutt’altro che digitale)? Il famoso volantino della GDO la cui misurazione sembra interessare a pochi, nonostante vi si investano ingenti risorse…

È tempo che il marketing torni ad avere una rotta. Perché il mercato, a differenza di un’ammiraglia borbonica, non perdona chi gira a vuoto…